Perché se si verifica un evento in una parte del mondo la borsa oscilla? Perché la scoperta di un farmaco incide sull’andamento finanziario mondiale? Quali fatti vengono determinati dalla borsa e quali, la borsa, determina?
Risponderà a queste e ad altre domande il nuovo progetto di Associazione Diplomatici EMSE (Educational Model Stock Exchange) – Global Market & Geopolitics Lab, che partirà a fine maggio coinvolgendo studenti delle scuole superiori e universitari interessati allo studio delle interconnessioni tra gli accadimenti geopolitici e l’andamento dei mercati finanziari.
Due i partner strategici, di eccellenza assoluta, coinvolti da Associazione Diplomatici nel nuovo progetto: da una parte la piattaforma di social trading eToro, che mette a disposizione la piattaforma sulla quale si simulerà lo stock exchange, dall’altra Kairos (a Julius Baer Group company), una delle più importanti società finanziarie al mondo che fornisce i contenuti su cui i partecipanti si confronteranno.
«EMSE è un progetto a cui tengo moltissimo – commenta Claudio Corbino, presidente di Associazione Diplomatici. Pur spostandoci sul piano dell’economia e della finanza, rimane fermo il nostro scopo educativo, volto a fornire strumenti di interpretazione del mondo e della realtà».
Il solco che Associazione Diplomatici continua ad arare, dunque, è sempre quello della formazione. Una formazione che cercherà di dimostrare perché un fatto geopolitico particolarmente rilevante conduce immediate conseguenze sui mercati. E viceversa.
«È un progetto su cui lavoriamo da tanti anni e che quest’anno, finalmente, vede la luce. Il suo tratto rivoluzionario – aggiunge Corbino – sta nella sua dimensione virtuale, che è quella naturale del progetto. Nasce e si configura come un progetto virtual, che non si potrà mai svolgere di presenza. Perché l’esercizio sulla piattaforma, che è parte centrale di tutta la progettualità, non può che svolgersi online. E questo lo differenzia da tutti gli altri progetti che, a causa della pandemia, abbiamo convertito, almeno in parte, in simulazioni virtuali».
Virtual non per necessità ma per natura, EMSE è senza dubbio un’innovazione unica al mondo, che fa della dimensione virtuale un fatto ontologico, centrale e insuperabile del progetto, che vedrà giovani di tutto il mondo gestire un portfolio di azioni dal determinato valore economico che dovranno investire in borsa.
La squadra che incrementerà maggiormente il proprio portfolio durante la durata del progetto vincerà. «Anche in questo EMSE si differenzia molto dai nostri progetti – chiarisce Claudio Corbino – perché la valutazione non è soggettiva. Non valuteremo solo, ma anche, chi sarà stato più bravo, chi avrà capito meglio lo spirito del gioco e chi avrà interagito in maniera più efficiente. Ma, a un certo punto, la valutazione sarà squisitamente oggettiva. Saranno i numeri a parlare».
«Data la sua portata innovativa e la sua natura legata al web, considero EMSE il progetto più importante dell’Associazione –sottolinea Corbino – al pari del Change the World, il meeting internazionale di studenti che si svolge alle Nazioni Unite che ha ad oggetto la simulazione del meccanismo di funzionamento degli organi delle Nazioni Unite e che negli anni ha visto prestigiosi ospiti come l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, il campione del mondo Marco Tardelli e il cantautore Francesco De Gregori».
«Ci stiamo muovendo in un nuovo campo di applicazione del concetto di simulazione – conclude il Presidente – che spero possa coinvolgere un nuovo target di studenti brillanti e con la voglia di imparare e accrescere il proprio bagaglio di conoscenze. Pronti per diventare la futura classe dirigente, preparata e con una marcia in più».
Un viaggio alla scoperta del territorio del Kosovo
Il progetto WIP Kosovo 2019 consiste in un viaggio all’interno del territorio del Kosovo. Attraverso incontri con la società civile, organizzazioni internazionali, personale diplomatico e basi militari viene offerto ai partecipanti l’opportunità di comprenderne la storia, il contributo della comunità internazionale nella ricostruzione post-conflict e le prospettive di integrazione regionale ed europea.
Uno dei principali obiettivi è stato quello di analizzare e far comprendere, innanzitutto dal punto di vista storico, quanto è successo in Kosovo: la tragedia della guerra, la necessità di proteggere i diritti umani e di avviare un processo di ricostruzione economica, l’intervento delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea che ancora oggi si impegnano nel Paese, cercando soprattutto di favorire una riconciliazione inter-etnica.
Il Patriarcato di Peć e il Monastero di Visoki Dečani
Sono stati i primi luoghi che i partecipanti hanno avuto modo di visitare: importanti simboli della spiritualità serbo – ortodossa, entrambi i luoghi sono inseriti nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Presso il Patriarcato di Peć, oltre ad aver modo di entrare nel vivo nella cultura e nell’arte serba, i partecipanti hanno avuto l’occasione di incontrare il Generale Mauro del Vecchio, primo comandante Contingente Multinazionale West in Kosovo all’ingresso della NATO nel 1999.
Invece, grazie a Padre Petar, del Monastero di Visoki Dečani, il gruppo ha avuto la possibilità di conoscere la storia e ammirare il più grande affresco bizantino conservato fino ad oggi, nonché i numerosi altri affreschi conservati nella chiesa. Alcuni dei partecipanti poi hanno deciso di prendere parte alla funzione ortodossa celebrata tutti i giovedì sera e in quest’occasione hanno visto le reliquie di Santo Stefano Dečanski.
L’incontro con il Generale Mauro del Vecchio al Patriarcato di Peć
I ragazzi con Padre Petar, del Monastero di Visoki Dečani
Il più grande affresco bizantino – Monastero di Visoki Dečani
Seguendo il filo delle vicende storiche del Kosovo, dopo aver approfondito il tema dell’importanza di questa terra per la cultura serba, abbiamo affrontato quello del conflitto, delle sue vittime e delle conseguenze che permangono ancora oggi. Una di queste, tuttora irrisolta, riguarda le “missing persons”, le persone scomparse durante la guerra e i cui resti non sono mai stati ritrovati. Oggi le loro famiglie continuano a battersi per ottenere verità sulla fine dei loro cari. Abbiamo quindi incontrato a Gjakove la Sig.ra Cerkezi, che durante la guerra ha perso il marito e i tre figli, due dei quali ancora oggi sono missing, e la Presidente dell’Associazione “Le Grida delle Madri”, Nesrete Kumnova. L’incontro ha avuto un forte impatto emotivo su tutti noi e ci ha consentito di fare un viaggio nel tempo, di tornare a quei giorni terribili della guerra e capire come, anche a distanza di venti anni, le ferite siano ancora aperte.
Un altro aspetto relativo all’impatto della guerra sui civili riguarda la vita della minoranza serba in Kosovo. A vent’anni di distanza, parte di questa si è integrata nella vita del Kosovo indipendente dalla Serbia, un’altra, invece, soffre della mancanza di prospettive economiche e di adeguata istruzione.
Altra giornata, altra visita e gli studenti hanno raggiunto il villaggio serbo di Velika Hoca
Ad accogliere i ragazzi c’era il rappresentante del villaggio, Nenad. Ha raccontato loro le ragioni del progressivo abbandono dei giovani serbi di questa parte del Kosovo. Le ragioni non sono più legate alla mancanza di sicurezza, come era stato un tempo, quanto piuttosto alla necessità di trovare lavoro e offrire ai propri figli un livello di istruzione adeguata per un futuro più dignitoso. È stato importante rendersi conto di come si viva oggi in una zona protetta dalla legge per la sua importante eredità culturale e religiosa.
L’incontro presso il Centro di Documentazione a Pristina con Humanitarian Law Center ha infine chiuso il cerchio per quanto riguarda il processo di transitional justice e riconciliazione. Particolarmente toccante è stata la mostra allestita al suo interno sugli oltre mille bambini vittime della guerra.
Visita all’Humanitarian Law Center di Pristina
Mostra allestita in memoria dei bambini vittime di guerra
Conclusa la parte dedicata alla guerra e alle sue conseguenze, si è aperta quella relativa al tema della sicurezza
A Film City, dove di trova il Quartier Generale della KFOR, la forza militare internazionale a guida NATO, abbiamo incontrato il Comandante, il Generale di Divisione Lorenzo D’Addario che, insieme al Colonnello Grasso, ci hanno descritto l’evoluzione del mandato della KFOR e il ruolo che oggi svolge all’interno del Kosovo e quale sia la situazione relativa alla sicurezza nel paese. A seguire, la visita alla base militare dei Carabinieri – nucleo MSU (Multinational Specialized Unit), componente della missione KFOR. I partecipanti hanno potuto visionare, insieme al personale dell’Arma, gli armamenti e automezzi in dotazione alla MSU e ha ricevuto un briefing sul ruolo dell’Unità nell’area di Mitrovica.
Ha concluso la giornata l’incontro con l’Ambasciatore Italiano Pietro Sardi presso l’Ambasciata, durante il quale si è parlato dei rapporti fra Italia e Kosovo e le prospettive future di questo paese sia in termini economici che di avvicinamento all’UE. Al termine dell’interessantissimo briefing dell’Ambasciatore si è tenuto un rinfresco al quale hanno partecipato espatriati italiani che lavorano nelle organizzazioni internazionali e ong in Kosovo, offrendoci l’opportunità di venire a contatto diretto con alcune delle figure professionali in ambito internazionale più interessanti.
I dubbi e le domande sulle prospettive di integrazione europea del Kosovo sono stati affrontati durante l’incontro organizzato presso la Europe House a Pristina da funzionari dell’Ufficio del Rappresentante Speciale dell’UE presso il Kosovo e di EULEX. Questo incontro ci è stato molto utile per capire le sfide poste dal capacity building internazionale e dal raggiungimento dei requisiti necessari per procedere sulla strada dell’avvicinamento all’UE. Non ultimo, naturalmente, l’andamento del Dialogo fra Belgrado e Pristina per la normalizzazione dei loro rapporti.
Durante la penultima giornata in Kosovo i ragazzi hanno visitato la città di Mitrovica
Chiamata anche la “Berlino dei Balcani”, essendo divisa dal fiume Ibar, fin dalla guerra nel 1999, in due zone: la zona nord la cui maggioranza degli abitanti è di etnia serba, e la parte sud di maggioranza albanese. Dopo aver visitato l’ufficio dell’OSCE situato nella parte sud della città, ci siamo recati al ponte di Austerlitz, ponte sul quale non è permesso il transito dei veicoli e che è strettamente sorvegliato da entrambe le estremità da personale armato dei carabinieri e occasionalmente anche dal personale KFOR e costantemente monitorato attraverso telecamere di sicurezza. Costato milioni di euro, il ponte più che un simbolo di unione sembrerebbe quasi un simbolo di divisione.
La contrapposizione etnica tra le due parti si presenta in modo palese e tangibile se ci si sofferma su certi aspetti. Un esempio molto concreto è il tipo di valuta usato: nella parte sud viene utilizzato l’euro, mentre nella parte nord si utilizza dinaro serbo; oppure le targhe dei veicoli, targati RKS (Repubblica Kosovara) al sud e SRB (Serbia) a nord; o ancora l’alfabeto utilizzato, quello latino al sud e quello cirillico a nord e la doppia indicazione delle località e/o distretti è indicata prima in serbo e poi in albanese. Al suono dei canti della moschea situata nella parte meridionale si contrappone il suono delle campane della chiesa ortodossa che si staglia all’ingresso della parte settentrionale.
Ma la cosa che risalta subito all’occhio mentre ci si trova ancora sul ponte, sospesi fra le due parti, sono i graffiti disegnati sui rispettivi muraglioni del ponte. Dal lato albanese si nota subito una scritta in verde a caratteri cubitali rivolta all’altra sponda ‘A.S.A.B.’, tanto ironica quanto emblematica. Sul muraglione serbo, invece, rivolti alla parte sud, si leggono svariati graffiti in cirillico e altri in inglese, dei quali un ‘Serbia is Kosovo’, contrapposto ad uno speranzoso ‘give peace a chance!’. Una volta attraversato il ponte non ci si può non accorgere del patriottismo serbo di Mitrovica nord, la cui strada che continua dal ponte si trova interamente tappezzata di bandiere serbe, murales e opere celebrative serbe, tra le quali una statua di Prince Lazar Hrebeljanović di Serbia.
Ecco dunque il manifestarsi di un fenomeno che si è ritrovato spesso in questo viaggio alla scoperta delle radici della repubblica Kosovara: in mezzo a tanti avvenimenti, simboli e narrazioni contrastanti fatti propri dalle due etnie al fine di rivendicare la propria identità sull’altro, spuntano elementi di unità, come il monumento per i caduti sul lavoro, che accomunano la storia personale degli abitanti di questo dibattuto territorio. E anche il ponte Austerlitz, dal canto suo, seppur imposto, e magari non accettato, è oramai impiantato nel territorio; esso simboleggia tanti discorsi teorici che possono prendere vita, come la tanto auspicata convivenza messa in pratica con l’unificazione di una città, Mitrovica, tramite la costruzione di un ponte che aspetta solo di essere usato.
Le visite al Villagio Italia e la città di Prizren
Infine, l’ultimo giorno è stato passato fra la visita a Villaggio Italia, sede della KFOR italiana, dalla quale dipende la protezione del Monastero di Visoki Decani, dove siamo stati ospitati dal Comandante per pranzo e dove abbiamo assistito ad un’esercitazione di gestione della folla, e la visita libera della città di Prizren. Con quest’ultima, che mostra ancora una forte impronta ottomana, si è chiuso il cerchio sull’importanza del Kosovo per la popolazione albanese: luogo storicamente importante per il sentimento di unità della nazione albanese, qui nell’800 si tenne la riunione che diede vita alla Lega di Prizren.
Silvia Nicolini, 32 anni, è una giovane insegnante di inglese che da due anni e mezzo lavora al Collegio Don Bosco di Borgomanero. L’amore per il suo lavoro e l’ottimo rapporto con i suoi studenti, nel novembre 2017, l’hanno portata ad Abu Dhabi per il Change the World Model UN Emirates. Il suo è un mestiere importante e faticoso al tempo stesso ma che affronta con tutto l’entusiasmo e la freschezza della sua età.
Lei è molto giovane, se avesse potuto avrebbe partecipato ad uno dei progetti di Diplomatici?
Assolutamente si, se ne avessi avuto l’opportunità l’averi fatto subito, prima di tutto per l’interesse che ho per questo tipo di iniziative e poi perché sarebbe stato un bel modo per mettersi in gioco. Quando ero una studentessa ero molto timida, un’esperienza del genere mi avrebbe resa sicuramente più spigliata e sicura di me stessa. Quest’anno per la prima volta ho potuto vivere l’esperienza della simulazione ed è strata meravigliosa.
A quale progetto di Diplomatici ha partecipato?
Io, almeno per ora, sono stata solo al CWMUN Emirates ma i nostri studenti hanno partecipato anche al Change the World di New York ed a Democracy, la simulazione del Parlamento italiano a Roma.
Quanti studenti partecipano in media?
La nostra è una grandissima scuola ma gli studenti sono molto incuriositi dalle iniziative proposte da Associazione Diplomatici. Negli Emirati ad esempio eravamo in otto.
Quanto è importante e quanto può essere costruttivo per un professore, vivere un’esperienza simile con i propri studenti?
Ha un valore enorme, la nostra esperienza negli Emirati è stata meravigliosa. Siamo partiti che avevamo già un ottimo rapporto ma ad Abu Dhabi si è creato di qualcosa di ancora più profondo, è nato un rapporto di ancor più grande rispetto e stima reciproca. È stato bellissimo, li ho visti sbocciare.
Lei insegna inglese, il suo ruolo sarà stato fondamentale per loro
Si, assolutamente. Il primo giorno di simulazione, prima dell’insediamento di tutti gli studenti nelle diverse commissioni, ho rivisto gli speech di ognuno di loro anche per infondere un po’ coraggio. La verità è che, giustamente, non vogliono sfigurare. Si devono confrontare con degli studenti, spesso anche madrelingua, che sono abituati a parlare in pubblico. Molti dei nostri studenti quando tornano dalla prima esperienza di simulazione poi vogliono ripeterla l’anno dopo per essere più preparati. Finché non sono lì non possono capire la difficoltà della simulazione.
Il meccanismo della simulazione è molto complesso, come se la sono cavata i suoi studenti?
Onestamente devo dire che sono stati molto bravi. Inoltre, quest’anno sono partita con tutti ragazzi ripartenti che erano già stati a New York, tranne due, che infatti sono rimasti letteralmente sconvolti! C’erano moltissimi ragazzi indiani che erano bravissimi, una capacità di espressione e una capacità di dibattere davvero impressionanti per dei ragazzi di 15 anni e tutto questo ha solo stimolato i nostri ragazzi a dare il meglio.
Secondo Lei qual è il punto di forza di questi progetti?
I ragazzi tornano più sicuri e più arricchiti. Noi a scuola stiamo promuovendo l’iniziativa non solo per il suo valore linguistico ma anche come un’esperienza orientativa, è stato bello vederli all’opera. Hanno scoperto lati nascosti di se stessi, doti che non sapevano di avere, capiscono se questa può essere la loro strada ma soprattutto capiscono come va il mondo. In definitiva no, non credo ci sia un punto in particolare, penso che la forza del progetto sia insita nella totalità dell’esperienza.
Gli studenti quale progetto preferiscono? New York o Abu Dhabi?
Sono piaciuti tutti e due ma in maniera diversa, inoltre molti dei nostri studenti hanno partecipato ad entrambe le simulazioni. New York colpisce sia per la città che ovviamente per la location della simulazione (il Palazzo di Vetro dell’ONU); ad Abu Dhabi, invece, la simulazione si svolge in maniera meno “caotica”, è composta da meno persone per cui è più facile partecipare, anche se si è un po’ timidi. Poi negli Emirati hanno apprezzato soprattutto il confronto con studenti di nazionalità e culture davvero molto distanti da noi.
Da insegnante di inglese, ha avuto dei consigli particolari ?
Nel periodo di preparazione (ma in realtà lo faccio sempre e a prescindere) ho consigliato loro di leggere molto, sia siti internazionali che giornali di attualità, per cercare di essere sicuri nell’utilizzo di un lessico specifico che difficilmente si acquisisce in poco tempo e soprattutto non viene insegnato a livello scolastico. Ho detto loro di non farsi trattenere dalle loro paure, che se avevano deciso di partecipare era giusto che vivessero l’esperienza a 360°, di partecipare attivamente alla simulazione ma soprattutto di stare tranquilli anche perché è proprio sbagliando che si impara.
Oggi invece, che consiglio vuole dare ai suoi studenti?
Sono sempre stata convinta che il buon insegnante sia colui che trasmette agli allievi non solo nozioni, ma soprattutto un metodo per imparare a organizzare il sapere e a ragionare. Aiutare gli studenti a trovare una loro prospettiva del mondo è la mia missione e consiglio loro di essere sempre curiosi e appassionati.
A Catania lo IULM Master Tour per presentare l’offerta formativa post lauream
La comunicazione declinata in diversi ambiti: Food, Moda, Design, Turismo, Sport, Digital Marketing e Retail. Parte da questi concetti il primo master tour organizzato da IULM Communication School per presentare l’offerta formativa post lauream, che farà tappa anche a Catania, ospitato da Associazione Diplomatici (via Duca degli Abruzzi 180), martedì 25 giugno dalle 11 alle 13.
Dopo aver girato Milano, Bari, Napoli e Palermo, la data catanese servirà per presentare anche nella parte orientale della Sicilia la ricca offerta di Master Universitari ed Executive che inizieranno il prossimo ottobre. Oltre trenta master che IULM Communication School rivolge a neolaureati e professionisti che vogliono acquisire una formazione di eccellenza e all’avanguardia sui temi della comunicazione declinata in diversi ambiti e misurarsi in contesti e carriere internazionali attraverso esperienze sul campo nelle più prestigiose realtà mondiali, con study tour in Europa e negli Stati Uniti e sessioni formative tenute da docenti provenienti da tutto il mondo.
La Masterclass catanese – dal titolo “Digital e Artificial Intelligence per il Marketing e la Comunicazione: le professionalità più richieste dalle aziende” – sarà tenuta dal professor Guido Di Fraia, prorettore alla Comunicazione e all’Innovazione dell’Università IULM, che dopo la presentazione del corso risponderà alle domande degli interessati.
Il Master Tour si concluderà a Milano il 19 settembre con il Master Day, che si terrà dalle 10 alle 18 alla IULM 6 (via Carlo Bo, 7).
Per chi si registrerà all’evento e confermerà la sua immatricolazione ai Master Universitari e/o Executive che si svolgeranno presso le sedi di Milano e Roma di IULM Communication School sono stati predisposti alloggi all’interno del Campus, borse di studio, borse a copertura totale o parziale, finanziamenti agevolati e uno sconto sulla retta. Particolari agevolazioni sono previste anche per aziende e istituzioni che iscriveranno due o più dipendenti ai master o corsi.
Anche per l’edizione 2019, previste borse di studio per CWMUN Emirates.
Associazione Diplomatici tiene molto ai giovani e al loro futuro! Ecco perché, per ogni progetto, mette a disposizione degli studenti più meritevoli e motivati borse di studio per agevolare le iscrizioni e contribuire alla formazione etica e consapevole delle nuove generazioni.
Anche per CWMUN Emirates, che l’anno scorso ha riunito tra Abu Dhabi e Dubai cinquecento studenti da tutto il mondo, Associazione Diplomatici ha deciso di rifinanziare il fondo per il 2019 e mettere a disposizione ancora più borse di studio per il Change the World che si terrà dal 6 al 13 novembre.
Oltre alle borse di studio, un altro elemento fondamentale – molto ben accolto dalle famiglie degli studenti iscritti nelle precedenti edizioni – è la convenzione con Unicredit che permette di rateizzare la quota di iscrizione al Change the World Emirates.
Tolleranza, disarmo, sfide globali e minacce alla pace sono solo alcuni dei principali temi che gli studenti dovranno affrontare durante la sesta edizione di CWMUN Emirates, che si svolgerà presso il Campus della New York University ad Abu Dhabi.
Come nelle precedenti edizioni i delegates verranno accolti per una settimana di studio e di lavoro con centinaia di altri studenti delle scuole superiori e universitari di tutto il mondo e i più grandi esperti di geopolitica, studi internazionali, ex capi di governo e ministri, alti rappresentati delle istituzioni ONU e campioni dello sport.
Da destra, Claudio Corbino, Francesco De Gregori, Giuseppe Ayala e Tania Cagnotto, al CWMUN Emirates 2018.
Oltre 500 gli studenti che hanno partecipato all’edizione 2018.
Cento studenti pronti a partire alla volta degli Stati Uniti, a New York, con Economic Diplomacy, il nuovo progetto firmato EastWest European Institute (EWEI) in collaborazione con Associazione Diplomatici.
La nuova iniziativa di Diplomatici
Si propone come obiettivo quello di fornire ai partecipanti una conoscenza pratica e teorica delle tecniche di negoziazione in campo economico, combinata con un approfondita comprensione della connessione tra il settore pubblico e privato, grazie ad una esperienza diretta che si basa sul metodo “Learning by doing“, leitmotiv di tutte le attività di formazione organizzate e promosse dall’Istituto EWEI.
Le tre fasi del progetto
Un primo momento verrà dedicato, nel mese di giugno, allo studio della diplomazia, con particolare attenzione al sistema delle Nazioni Unite e delle dinamiche negoziali nel settore privato, attraverso un corso di formazione sul webinar della durata di 12 ore tenuto da professionisti e diplomatici.
Una seconda fase che si è svolta il 18 giugno presso il Ministero degli Affari Esteri di Roma. Giuseppe Scognamiglio, Direttore della rivista di geopolitica EastWest, ha introdotto e presentato il progetto “Economic Diplomacy“. La giornata si è concentrata sugli aspetti specifici dell’economica pubblica, grazie al contributo di relatori istituzionali di alto livello. Il primo a parlare agli studenti è stato Vincenzo De Luca, Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese, ed ha spiegato loro come funziona il “Sistema Paese” italiano in tutti i suoi aspetti ed ha analizzato i meccanismi e le tecniche che sono alla base delle negoziazioni in campo economico.
Molto interessante e costruttivo anche l’intervento di Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria, che si è focalizzato sulle attività di Confindustria nella sua funzione di ponte tra gli interessi del sistema produttivo privato e gli obiettivi pubblici di promozione del Sistema Paese nel mondo. Inoltre, i partecipanti hanno ricevuto le “regole del gioco” di una simulazione basata su veri negoziati multilaterali condotti dal Ministero degli Affari Esteri italiano. La formazione è stata condotta da diplomatici che prendono parte a vere negoziazioni.
Con le conoscenze acquisite durante le lezioni e nel Farnesina Day, gli studenti saranno pronti ad affrontare l’ultima fase che si svolgerà dal 23 al 27 luglio a New York. Durante le cinque giornate negli Stati Uniti, i ragazzi parteciperanno a numerosi incontri incentrati sull'”Economy Diplomacy” e avranno l’opportunità di simulare una sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, su un tema dell’agenda economica.
Durante gli stessi giorni, gli studenti verranno ospitati presso i quartier generali delle più prestigiose compagnie multinazionali. Queste aziende apriranno le loro porte per la prima volta, per consentire ai partecipanti di comprendere il loro funzionamento e di rivelare loro i loro processi decisionali. Gli studenti poi procederanno ad una simulazione guidata sul funzionamento dei Consigli di Amministrazione delle multinazionali qui citate:
Bloomberg : il gigante finanziario, del software, dei dati e dei media
Blackrock – la più grande società di gestione degli investimenti del mondo
Financial Times – la pubblicazione di business globale leader a livello mondiale
PepsiCo – una delle più grandi aziende alimentari, snack e bevande del mondo
Philip Morris International – una società leader nel mondo di sigarette e tabacco
Unicredit – una delle principali società europee di servizi bancari e finanziari globali
Arrivano dalle aule del Liceo classico statale Giulio Cesare di Roma, le parole di Laura Gambassi, professoressa di Lettere Antiche e Geostoria e membro dello staff della dirigenza del noto Liceo romano nel quartiere Triste.
Cosa pensa dei progetti di Diplomatici?
In generale penso che sia un’esperienza molto bella per i ragazzi, opinione condivisa anche altrove visto che ne siamo venuti a conoscenza tramite il passaparola di alcuni colleghi di un’altra scuola e li abbiamo trovati subito molto interessanti, tanto da un punto di vista didattico quanto formativo. Inoltre, l’iniziativa ha avuto da subito l’appoggio del nostro Dirigente Scolastico, Paola Senesi.
La prima simulazione a cui avete partecipato?
Il primo CWMUN dei nostri ragazzi è stato quello negli Emirati e l’esperienza è stata oltremodo positiva. Ha solo riconfermato la mia idea iniziale, cioè che un progetto di questo tipo è importante per gli studenti, ha permesso loro di conoscere e di toccare con mano una realtà diversa dalla quella in cui vivono e che spesso viene loro presentata in maniera fuorviante. Lì hanno interagito con ragazzi e ragazze non solo arabe ma provenienti da tutto il mondo, dialogando e difendendo le posizioni dei paesi che impersonavano sempre in lingua inglese e quindi mettendo alla prova le loro competenze linguistiche, culturali e relazionali. Un bel banco di prova per la preparazione ‘a tutto tondo’ che la nostra scuola spera loro di offrire.
Il punto di forza del CWMUN, Emirates in questo caso, qual è secondo lei?
È una ricchissima esperienza formativa a livello umano, come abbiamo già detto, però anche a livello di orientamento universitario, perché loro hanno un approccio con quello che potrebbe essere un possibile percorso professionale futuro, non da spettatori ma da attori. Il tutto nel contesto futuristico di queste città in continuo cambiamento e veramente sorprendenti, dove il fascino del deserto si sposa all’estrema modernità.
Lei ha accompagnato gli studenti ad Abu Dhabi?
Si, insieme alla nostra Dirigente, e poi anche al Cwmun Barcellona, che è stata l’ultima simulazione a cui abbiamo partecipato a maggio.
Gli studenti in che modo affrontano la simulazione?
Con entusiasmo e applicazione, in contesti extrascolastici possono tirare fuori lati di sè che spesso nella scuola non riescono a valorizzare. In un diverso contesto dove sono altre le competenze che devono mettere in gioco possono dare ottimi risultati. Pensi che in tutte e due le simulazioni, sia di Abu Dhabi che di Barcellona, abbiamo avuto degli studenti vincitori.
Emirates e Barcellona, non solo gli studenti ma anche la scuola deve credere molto nei progetti di Diplomatici, in cosa pensate abbiano una marcia in più?
Ai ragazzi sono piaciuti entrambi i progetti. Alcuni che hanno partecipato a Barcellona ora vogliono candidarsi per Emirates, insomma gli studenti che sono partiti sono tornati entusiasti. E vorrei segnalare anche la contentezza dei genitori che hanno evidentemente avuto un feedback a casa estremamente positivo. Sono due simulazioni molto diverse, gli Emirati consentono agli studenti un’interazione più internazionale mentre Barcellona è un po’ più come un trampolino di lancio, certamente più adatta per i ragazzi più piccoli.
Quanti studenti del Giulio Cesare hanno partecipato?
Ad Abu Dhabi hanno partecipato 15 studenti mentre a Barcellona 6. Oggi iniziamo i colloqui per le borse di studio per il nuovo CWMUN Emirates.
In che modo li aiuta e li supporta durante la simulazione anche attraverso la materia che insegna?
Con le mie materie non li preparo direttamente per le simulazioni, poiché insegno lettere antiche al triennio e geostoria al ginnasio, ma certo l’oratoria e la retorica, che tanto studiamo nelle letterature greca e latina, sono strumenti fondamentali per l’attività diplomatica e lo sono altrettanto lo studio della storia e della geografia. Personalmente io spero di supportarli in senso lato tutti i giorni: cercando di rafforzare la loro autostima, di accrescere la loro l’apertura mentale ed il loro senso critico, la tolleranza e l’amore per la bellezza insegno loro ad essere cittadini del mondo.
Un episodio che l’ha colpita particolarmente durante una delle due simulazioni?
A Barcellona hanno preso parte alla simulazione ragazze del 4 ginnasio, eravamo incerti se far partecipare studenti così “inesperti” e invece le nostre piccole studentesse hanno vinto addirittura due premi! Queste vittorie ci ha riempiti di orgoglio, davvero non ce lo aspettavamo.
Ad Abu Dhabi invece?
È stato più un flash che un avvenimento. Ho visto, nel bar dove i ragazzi stavano facendo pausa, alcuni miei studenti pranzare e conversare in inglese con ragazze arabe con il loro lungo velo nero, ma con jeans e tacchi che spuntavano da sotto, ed altri ragazzi americani. Sono stata colpita dalla loro spontaneità, erano lì tutti insieme come se fosse, e come dovrebbe essere, la cosa più normale del mondo.
I ragazzi sono soddisfatti dell’organizzazione?
Assolutamente si, gli studenti sono sempre stati molto contenti dei tutor, sono stati seguiti in maniera molto professionale sia durante le lezioni qui in Italia sia durante le simulazioni in loco, con un tutor di gruppo che li segue h24. E questo credo che sia un punto fondamentale per la serenità nostra e delle famiglie, a favore della serietà dell’Associazione
Gli obiettivi di Associazione Diplomatici coincidono con quelli del liceo Giulio Cesare?
Mettersi in gioco e predisporre gli studenti ad una dimensione internazionale all’insegna della tolleranza e del rispetto, sviluppando ed utilizzando le proprie competenze trasversali: questi sono alcuni degli obiettivi principali di Diplomatici e lo sono certamente anche del nostro liceo classico.
Spazi urbani dove ci si incontra e ci si scambia opinioni avvalendosi di tecnologie all’avanguardia. Si è aperta con la definizione del concetto di smart city l’ultima giornata di Mare Liberum, che ancora una volta ha riempito di studenti la sede di Associazione Diplomatici.
Relatori del primo intervento sono stati Salvatore Carrubba, Giovanni Moro e Rosaria Arancio, che hanno dibattuto di smart city, internet of things, global governance. «Ci sono aspetti positivi e negativi legati a questo tipo di modernità – ha sottolineato Carrubba rivolgendosi ai ragazzi -. Viviamo la città in modo nuovo da diversi punti di vista: mobilità, contesto economico, partecipazione alla vita sociale, ambiente ed energia, edilizia, sicurezza dei cittadini, connettività e digitalizzazione dei servizi».
L’avvocato Arancio ha invitato la giovane platea a una riflessione su quanto offre la smart city in termini di diritti e responsabilità. «Tecnologia, istituzioni e cittadini sono gli elementi fondamentali delle smart cities, ma dobbiamo chiederci chi autorizza cosa e individuare le varie competenze e una normativa che permetta di semplificare questi procedimenti e concretizzare progetti di cui si parla tanto anche in Italia».
È toccato al sociologo Giovanni Moro sottolineare i problemi legati alla partecipazione attiva dei cittadini alla vita dell’amministrazione: dal feedback dato a ciò che viene avanzato dai cittadini dalle amministrazioni al modus operandi di queste ultime. «O questa partecipazione si prende sul serio o non serve a niente».
Sono Boris Tadic, Giuseppe Ayala, Giovanni Russo e Angelino Alfano i protagonisti del secondo panel, moderato da Vincenzo Nigro. «Cosa significa sicurezza? – ha domandato Giovanni Russo – Prima si intendeva nel senso fisico, nel corso del tempo il principale nemico dell’uomo è diventato l’uomo e la sicurezza veniva vissuta con eserciti e confini nazionali. L’esigenza di sicurezza si è spostata poi sul piano individuale e collettivo della vita dei cittadini. L’ultimissima rivoluzione è quella del digitale, che rende visibili i dati di tutti noi. E fa sorgere il problema della sicurezza digitale, che ha come risposta quella della privacy, riconosciuta come una forma di sicurezza».
«Quando si parla di sicurezza mi piace citare il discorso sulle quattro libertà fondamentali di Roosevelt – ha aggiunto Angelino Alfano – che riguardano parola, culto, bisogno e paura. E proprio quest’ultima è legata al diritto alla sicurezza, che a sua volta è collegato al più grande diritto della libertà. La domanda più drammatica del nostro tempo è: a quale pezzo della tua privacy sei disposto a rinunciare per avere più sicurezza?».
Il magistrato Giuseppe Ayala come sempre è andato sul concreto, portando agli studenti esempi di vari casi di privacy e ottenendo subito la loro attenzione, mentre Boris Tadic ha raccontato di quando era studente di psicologia e di quando è diventato ministro delle telecomunicazioni. Anche lui, poi, si è concentrato sul paradosso tra rinunciare alla propria privacy per avere più sicurezza e provare a intercettare chi ha intenzioni criminali, citando alcune situazioni che ha dovuto affrontare quando era presidente della Serbia.
È incentrato sull’economia il terzo e ultimo panel, condotto da Giuseppe Scognamiglio e Mario Nava. Competizione, cooperazione, disuguaglianza tra Paesi e tra persone, sussidiarietà, ridistribuzione, il confine tra economia e diritto e il regolamento per la protezione dei dati personali sono gli argomenti principali attorno a cui ruota il discorso dei due relatori, che chiudono ufficialmente un’altra edizione ben riuscita di Mare Liberum.
In un giorno e mezzo sono state tante le emozioni che la terza edizione di Mare Liberum, Festival Internazionale di Geopolitica organizzato da Associazione Diplomatici e Eastwest, ha regalato al pubblico di studenti, professori e addetti ai lavori. Merito dei tanti relatori intervenuti tra il cinema Odeon, le aule del Rettorato dell’Università di Catania e le sale del Comune, che hanno contribuito, ognuno a suo modo, ad arricchire il dibattito e il confronto con i 400 studenti presenti.
A cominciare dal regista Mario Martone, a cui è toccato il compito di aprire la due giorni proiettando e commentando con gli studenti il suo ultimo film, Capri Revolution, presentato a Venezia. «Sono veramente contento di questa proiezione speciale – ha detto – perché questa città è stupenda e ricca di potenzialità e perché, da napoletano, ci tengo a dire ai giovani che non devono più andare via, ma prendere il loro destino in mano». Un po’ come fa la protagonista della pellicola, un’eroina che compie una vera e propria rivoluzione mentre diversi ideali si scontrano.
Si fa riferimento anche alle recenti elezioni europee in sala con Martone, partendo dai temi portanti del film: il rapporto tra uomo e natura, quello tra uomo e animali e, ancora, tra popoli e culture diverse.
Argomenti discussi anche durante l’inaugurazione plenaria del Festival, sempre al cinema Odeon. «Attraverso i panel cerchiamo di offrire ai ragazzi strumenti per conoscere e comprendere la realtà – ha commentato Claudio Corbino, presidente dei Diplomatici. È questo il senso dell’iniziativa, in cui si mescolano le carte in un gioco di confronti che evidenziano i concetti di libertà e democrazia».
Un’iniziativa lodata tanto dal sindaco Salvo Pogliese quanto dal rettore Francesco Basile. «Mare Liberum è un’occasione irripetibile di promozione della nostra città, così come lo è il lavoro che svolge Associazione Diplomatici», ha detto il primo. «L’aspetto fondamentale è il confronto aperto e libero tra studenti e grandi personalità, indispensabile per recuperare all’interno della comunità giovanile valori e identità», ha aggiunto il secondo, che ha invitato gli studenti ad aprire la mente e dare il proprio contributo.
«Questi ragazzi sono la conferma che c’è un futuro e che i giovani sono migliori di quanto si pensi nell’immaginario collettivo – ha sottolineato Antonello Piraneo, direttore del quotidiano La Sicilia. Nel DNA hanno già la voglia di guardare oltre il proprio cortiletto e di mettersi in gioco e sono sensibili verso temi come legalità e tutela dell’ambiente».
Tra i relatori anche Giuseppe Scognamiglio, chairman di Eastwest, che ha spiegato ai ragazzi chi sono gli ospiti dell’evento. Da Joschka Fischer, protagonista del processo di integrazione europea della Germania e padre dell’ambientalismo in Europa, a Boris Tadic, presidente della repubblica in Serbia che ha caratterizzato la svolta europeista di un Paese in una condizione geopolitica delicata, da Gebril Elwarfally, primo ministro della Libia durante la guerra civile che ancora oggi cerca di influenzare con saggezza una situazione molto particolare, a Imen Ben Mohamed, parlamentare tunisina protagonista della primavera araba più riuscita del Mediterraneo. Subito dopo la proiezione dell’intervista a Steve Bannon, che ha parlato di nazionalismo, migrazione, Cina ed Europa.
Dalle 10.30 hanno avuto inizio i vari panel in programma. Nella sala consiliare Giovanni Moro, Angelino Alfano e Andrea Lodato hanno discusso l’intervista di Steve Bannon e a seguire Alessandro Fusacchia, Alessandro Verzon e Giuseppe Ayala hanno parlato di giovani e politica. Al rettorato, nel frattempo, Bruno Montanari, Mario Martone, Antonio Cerere e Salvatore Carrubba hanno presentato il libro Lumi del Mediterraneo, mentre gli ospiti internazionali hanno affrontato i temi del multilateralismo, della pace internazionale, della governance globale.
Apprezzatissimo dagli studenti l’intervento di Marco Tardelli, nel panel con Claudio Corbino, che si è trasformato subito in un botta e risposta. Come ha passato la notte prima dei mondiali? Cosa si prova a rappresentare la propria nazione alla coppa del mondo? Cosa è stato quel gol della finale con quell’urlo che ancora anni dopo fa venire i brividi? Quali sono i valori che devono essere trasmessi attraverso il calcio e lo sport? Cosa ne pensa del calcio femminile? Ora che è nonno si augurerebbe una carriera nel calcio per il suo nipotino? Tanto instancabili i ragazzi quanto Tardelli nel rispondere pazientemente a tutte le domande, concedendo anche qualche selfie a fine incontro.
Nell’aula accanto Gebril Elwarfally, Vincenzo Nigro e Imen Ben Mohamed hanno parlato dell’attuale situazione politica tunisina, del mondo arabo musulmano, delle primavere arabe e di cosa sta succedendo in Libia, di fronte una platea di ragazzi attenti che hanno fatto domande e preso appunti.
Ancora di Europa e di governance globale si è parlato durante la cerimonia di apertura al Salone Bellini con Tadic, Elwarfally, Fischer, Pogliese e Scognamiglio, prima di spostarsi tutti al teatro greco romano per la chiusura della prima giornata sulle note di Francesco De Gregori.
La professoressa Maria Irene Davì insegna inglese dal 1987, da 32 anni, e da circa 20 al Liceo Linguistico Seguenza di Messina.
Da quanti anni la sua scuola partecipa ai progetti di Diplomatici?
Quest’anno sono 3 anni. Sono stata io ad aver proposto alla nostra Dirigente scolastica di presentare agli studenti e alle loro famiglie i progetti di Associazione Diplomatici. La nostra Preside è molto favorevole a investire sulle lingue straniere, specialmente sull’inglese.
Com’è venuta a conoscenza dell’Associazione?
Tramite una collega, la professoressa Laurà del Liceo Classico Francesco Maurolico di Messina, che ha avuto la fortuna di partecipare ai progetti da più di 10 anni.
Cosa pensa dei progetti di Diplomatici?
Penso sia una proposta formativa di altissimo livello. Non si tratta solo di partecipare alla simulazione ma è l’aria che si respira, l’esperienza che si vive. Poi certo anche la simulazione è di fondamentale importanza, prepara gli studenti non solo a livello formativo ma anche educativo. Fornisce loro una conoscenza del mondo a 360°. Per loro è un grande training e una grande scuola di esperienza.
Lei li accompagna mai?
Io li accompagno sempre, a tutti i corsi di formazione durante l’anno e poi anche al Change the World. Con la mia scuola possiamo scegliere solo una destinazione e per ovvie ragioni ho scelto gli Stati Uniti, mi sembrava doveroso scegliere New York per il semplice fatto che ci sono le Nazioni Unite. Con il tempo magari riusciremo ad ampliare le proposte formative.
Quanti studenti porta ogni anno?
Il numero è molto variabile, il primo anno ne ho portati 8, il secondo 18 e quest’anno 7. Consideri però che io propongo solamente ai ragazzi del triennio di partecipare perché penso che per partecipare i ragazzi debbano avere una buona base di inglese, sia nella capacità comunicativa che nella conoscenza della lingua.
Quest’anno com’è andata la simulazione a New York?
Molto bene devo dire. I miei allievi si sono distinti nonostante fossero capitati in una commissione composta da gran numero di studenti madrelingua, tra americani, inglesi e australiani, ma soprattutto di ragazzi che avevano già fatto molte altre simulazioni. Pensi che una mia studentessa molto brava si è trovata insieme a due ragazzi americani che avevano già partecipato ad altre 28 simulazioni.
C’è stato quest’anno un episodio che l’ha colpita?
Una cosa molto leggera che mi ha colpita è stata alle Nazioni Unite, in una commissione ho visto due ragazze cinesi che rappresentavano l’Italia e vederle è stato un bellissimo momento, mi ha davvero colpita.
In che modo crede che l’inglese possa aiutare i suoi studenti?
L’inglese ormai è la lingua della comunicazione a livello internazionale e le nuove generazioni non possono non parlarlo. La conoscenza dell’inglese e la possibilità di comunicare facendolo in maniera più che dignitosa è fondamentale ormai. Io insisto molto sullo studio della lingua a livello accademico.
Oltre ai progetti, cosa pensa proprio dell’Associazione?
Vorrei spendere due parole sulla capacità formativa manifestata dallo staff di Diplomatici, nonostante la giovane età la loro capacità pedagogica è straordinaria. Avere a che fare con studenti del liceo non è sempre semplice ma loro se la cavano benissimo. Sono sempre stati di grande sostegno per i ragazzi ed anche per noi insegnanti, l’organizzazione è lodevole.