Donne in diplomazia: ancora troppo poche. Ma la tendenza sta cambiando.
Repubblica.it
apparso il 13 Novembre 2016 – di Lucio Luca
Nel nostro Paese otto diplomatici su dieci sono uomini e le quote rosa più numerose si trovano solo nei ruoli più bassi. Il gran numero di iscrizioni femminili al Change the World Model United Nations 2016 di Abu Dhabi, dove i giovani simulano le dinamiche delle Nazioni Unite, dimostra, però, che l’interesse dell’universo femminile è forte: “Ci sono ancora tanti pregiudizi, ma spesso siamo proprio noi a tarparci le ali“
ABU DHABI – Otto diplomatici italiani su dieci sono uomini. Fra i 23 funzionari del ministero degli Esteri che ricoprono il rango di ambasciatore, soltanto due sono donne (l’8,7%). Ancora peggio, in percentuale, la quota di ministri plenipotenziari (appena 15 su 177, il 7,8%). Il dato migliora, ma non di moltissimo, nei ruoli più bassi della carriera: sono donne il 15,3% dei consiglieri d’Ambasciata, si sale al 25,1% tra i consiglieri di Legazione e al 31,7% tra i segretari di Legazione. Numeri insufficienti ma tuttavia in crescita rispetto a non molti anni fa quando - come ricorda Laura Mirachian, ambasciatrice italiana in Bosnia durante la guerra, poi a Damasco e oggi presidente dell’Associazione donne italiane diplomatiche e dirigenti – “Noi donne rappresentavamo lo zero virgola della diplomazia italiana”.
Del resto il personale femminile nella diplomazia è un fatto relativamente recente: fino al 1967, cinquant’anni fa, infatti, il concorso era aperto soltanto agli uomini. E per giustificare una evidente discriminazione, il ministero spiegava che, come per la magistratura, le donne erano escluse perché si presumeva che avessero meno equilibrio mentale degli uomini.
Mezzo secolo dopo, per fortuna, certi pregiudizi sembrano definitivamente tramontati e lo dimostra anche la foltissima presenza di ragazze iscritte al Change the World Model United Nations 2016 che, per il terzo anno di fila, si svolge alla New York University di Abu Dhabi-Dubai. Il 45% dei partecipanti – studenti provenienti da tutto il mondo che sperano un giorno di diventare ambasciatori o di percorrere una luminosa carriera diplomatica – sono infatti donne.
Per una settimana i partecipanti al Cwmun simulano negli Emirati il meccanismo e le dinamiche di funzionamento delle Nazioni Unite. Presentano risoluzioni e si sfidano nel Consiglio di sicurezza, avanzano proposte operative e si confrontano sui temi legati al futuro del Medio Oriente. Con un obiettivo: cambiare il mondo, come recita il fortunato format ideato dall’Associazione ‘I diplomaticì guidata dal catanese Claudio Corbino. Tra i relatori anche, Claudio Zucchelli, già presidente di sezione del Consiglio di Stato, l’ex direttore del Sole 24 Ore Salvatore Carruba e il campione del mondo di Spagna ’82 Marco Tardelli, da qualche anno “ambasciatore di buona volontà” del Change The World.
“La strada per le donne in diplomazia è ancora piena di ostacoli – dice Cecilia Favi, 15 anni, napoletana del liceo linguistico Publio Virgilio Marone – perché siamo ancora costrette a scontrarci con una mentalità maschilista che ritiene spesso le donne inadatte a un certo tipo di professioni. Basta contare quante ce ne sono in politica e in magistratura. Eppure certi temi come la solidarietà internazionale richiedono una sensibilità che al genere femminile certamente non manca”.
“Ma spesso siamo proprio noi a tarparci le ali – prosegue Mavì Puglia, 24 anni, studentessa in Medicina a Roma – Forse perché non crediamo abbastanza nelle nostre capacità. Ma sono convinta che con passione riusciremo a colmare anche queste distanze”.
Un esempio negli Emirati è sicuramente il console di Dubai Valentina Setta che ha collaborato con l’Associazione ‘I diplomaticì nell’organizzazione del Cwmun 2016. “Ma se una donna ha sfiorato la presidenza degli Stati Uniti – commenta Francesca Verdi, 22 anni, abruzzese – vuol dire che certe distanze non sono più irraggiungibili. Certo, ha perso, e per noi tutte qui non è stata una bella notizia…”.
Le studentesse impegnate nel Change The World sono sicuramente tra le più attive nei lavori delle commissioni impegnate a discutere di temi caldi come l’offensiva dell’Isis, i rifugiati, le guerre e il futuro del Medio Oriente: “Peccato che a scuola non si parli abbastanza della situazione internazionale – dice Irene Pandolfi, 20 anni, di Pescara – Io credo che l’insegnamento del Diritto e della diplomazia nei licei sarebbe molto utile per i ragazzi. Studio economia e dopo questa esperienza voglio impegnarmi di più nel sociale, per capire come è possibile coniugare le esigenze finanziare ai reali bisogni del mondo”.