Dal 17 al 25 giugno si è svolta World in Progress – Balkan Studies in Kosovo, una visita studio dedicata all’approfondimento dei temi del post-war reconstruction e degli interventi della comunità internazionale in quella che fu Provincia autonoma della Serbia e che oggi è uno stato indipendente. Scopo del viaggio era consentire ai partecipanti di toccare con mano una realtà studiata solo sui testi universitari, contraddistinta da divisioni etniche, ferite provocate dalla violenza della guerra del 1999 ma anche dal desiderio di superare il passato per entrare a far parte della famiglia europea.
Il viaggio è iniziato con la visita ai luoghi cari alla cultura e religione serba, il Patriarcato di Peć e il Monastero di Visoki Dečani, per poi affrontare il doloroso nodo delle vittime della guerra del 1999: l’Associazione “Grida delle Madri”, che si batte da anni per avere notizie delle centinaia di albanesi ancora scomparsi, così come le minoranze che hanno subìto la vendetta nei mesi immediatamente successivi al ritiro delle forze jugoslave dal territorio del Kosovo. La visita a quella che era una “enclave” serba, e che oggi è un sito di valore culturale e religioso protetto dalla legge del Kosovo, Velika Hoča/Hoca e Madhe, testimonia di un progresso importante nel senso dell’ integrazione della minoranza serba nel tessuto albanese ma anche di una enorme difficoltà a sopravvivere in una situazione priva di prospettive economiche.
Ma cosa è successo del Kosovo dalla fine della guerra ad oggi? Perché resta un caso studio fondamentale per chi si occupa di relazioni ed organizzazioni internazionali? Perché il Kosovo rientra fra i pochi casi di amministrazione diretta delle Nazioni Unite, della quale ancora si discute in termini di sua efficacia. Con l’autoproclamata dichiarazione di indipendenza, il Kosovo resta sotto tutela internazionale fino al 2012, quando ne viene dichiarata l’effettiva indipendenza: e, così, l’Unione Europea si pone come attore fondamentale nel processo di consolidamento democratico delle istituzioni del paese, grazie alla missione EULEX e alla presenza del EU Special Representative. L’incontro che si è tenuto proprio rappresentanti dell’Office of the EU Special Representative ha chiarito ai partecipanti quali sono per l’Unione Europea i nodi che restano da sciogliere nella strada che porta all’integrazione del paese nell’Unione Europea.
Un altro tema affrontato durante il viaggio è stato quello della sicurezza: se, da un lato, la Polizia del Kosovo ha raggiunto un livello molto soddisfacente di professionalità e la libertà di movimento delle minoranze in Kosovo sembra effettiva, dall’altro si ritiene ancora oggi necessaria la presenza della forza internazionale a guida NATO, la KFOR, seppur fortemente ridotta. Lo staff di ComKFOR ha ricevuto i partecipanti per un brifing sulla presenza della NATO in Kosovo e le prospettive future. Uno degli aspetti cruciali resta l’integrazione delle municipalità a maggioranza serba del Nord all’interno delle istituzioni del Kosovo. Qui, lo sforzo internazionale per una integrazione fra le etnie continua a risentire fortemente dell’andamento delle relazioni fra Belgrado e Pristina. Durante la visita all’ufficio OSCE di Mitrovica Sud si è parlato del loro costante impegno sui temi della riconciliazione inter-etnica, con un particolare focus sulle giovani generazioni, mentre la Multinational Specialized Unit (MSU) ha condotto il gruppo a Mitrovica Nord attraverso il Ponte di Austerlitz, analizzando le criticità in termini di sicurezza delle due parti della città divise lungo linee inter-etniche.
Ha concluso il programma di viaggio la visita all’anima ottomana del Kosovo, la bella città di Prizren, probabilmente la più multiculturale del paese, vista la forte presenza di comunità di turchi, bosniaci e gorani oltre agli albanesi e serbi.
Durante tutta la visita studio, i partecipanti hanno goduto del trasporto e della scorta messi a disposizione dalla MSU dei Carabinieri presente in Kosovo, al quale va il più sentito ringraziamento dell’Associazione Diplomatici.
Un ringraziamento del tutto speciale va all’Ambasciata di Italia a Pristina, ed in particolare all’Ambasciatore S.E Piero Cristoforo Sardi e al Vice Capo Missione Dott. Matteo Corradini, per i numerosissimi spunti di riflessione offerti nel corso del briefing presso l’Ambasciata e per il prezioso aiuto fornito nell’organizzazione di questa visita studio.
Infine, ai 25 giovani studenti che hanno partecipato al viaggio, vanno i miei complimenti: la loro curiosità intellettuale, la sensibilità culturale dimostrata anche nei momenti più delicati dell’esperienza e il forte spirito di gruppo hanno reso questo viaggio indimenticabile!
Stefania Paradisi
Responsabile Relazioni Esterne e Didattica
Associazione Diplomatici