La grinta di Paola tra New York e gli Emirati Arabi

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«Dopo CWMUN New York ho avuto la conferma che la strada del diritto internazionale fosse quella che mi appassionava di più e ho voluto avere un’ulteriore conferma partecipando a CWMUN Emirates». Sembra già una giovane professionista del settore Paola Trombetta, 19 anni, iscritta al primo anno di Giurisprudenza. Capelli biondi, occhi azzurri, tailleur e tacchi per affrontare con la giusta grinta i colleghi, giovani aspiranti diplomatici, all’assemblea generale.

«Le tematiche trattate a New York e Abu Dhabi per certi versi coincidono – racconta la ragazza – ma il cambio di location fa tanto. Negli Emirati c’è una difficoltà in più, dovuta al fatto che ti relazioni con un clima diverso rispetto a quello di New York. Il fatto che le conferenze siano più contenute, però, può rendere l’esperienza negli Emirati un ottimo trampolino di lancio per prepararsi a quella alle Nazioni Unite e per acquisire competenze, crescere e superare alcuni limiti come la timidezza».

Le aspettative pre partenza di Paola sono state diverse per le due esperienze: «tutti hanno sognato almeno una volta di essere a New York, gli Emirati è meno comune o comunque lo è da meno tempo».

Le paure, invece, sono quelle condivise da tutti: «la paura di non farcela, di non riuscire a farmi capire o di non capire io stessa gli altri, sia per l’inglese che per le competenze che avevo prima del progetto. Ma dopo averlo fatto la prima volta a New York, negli Emirati è stato più facile affrontare tutto il processo».

Cosa ha imparato? «A superare tantissimi limiti personali, come funziona realmente una conferenza all’ONU, che lavoro è quello del diplomatico e tutte le dinamiche legate alle Nazioni Unite. Il momento più bello di New York è stato sicuramente quello della cerimonia di chiusura con il discorso di Giuseppe Ayala, uno dei miei ospiti preferiti, mentre negli Emirati il momento turistico in cui abbiamo assistito allo spettacolo delle fontane, suggestivo e diverso da tutto quello che si trova in America. Durante la gita nel deserto, tra l’altro, abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto con le tradizioni locali: dai piatti tipici al tatuaggio all’henné alla danza del ventre e ho scoperto che valgo un sacco di cammelli – scherza Paola – mentre a New York non ci sono tante tradizioni, la vita di Manhattan è abbastanza frenetica, ma decisamente più simile alla nostra».

E per questo, se dovesse scegliere, la preferirebbe a Dubai. «È una grande metropoli e sarebbe più indicata per la mia vita lavorativa, a parte il fatto che mi affascina di più, conosco la lingua e le tradizioni sono più simili alle nostre. Voglio intraprendere la strada del diritto, anche se ancora non so se vorrò approfondire il diritto legato più al mondo della diplomazia, quello internazionale o più vicino al marketing. Ho un lungo percorso da affrontare, deciderò strada facendo».

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