Diventare ambasciatrice: il sogno di Amalia diventa realtà grazie a CWMUN Emirates

Una settimana negli Emirati Arabi con più di 500 coetanei da ogni parte del mondo. Il sogno di Amalia Guzzardi, studentessa di 16 anni al liceo scientifico Galileo Galilei di Catania, si è avverato. Dopo l’esperienza trascorsa con Associazione Diplomatici a New York, lo scorso marzo, Amalia ha preso parte a CWMUN Emirates, il progetto che le ha dato la possibilità di perfezionare le sue doti di public speaking, writing e team working, avvicinandola ancora di più al mondo diplomatico.

«Essendo la seconda esperienza mi sentivo più tranquilla, anche se non è mancata l’emozione – racconta Amalia. È stato bellissimo, è un’avventura diversa da quella di New York, perché negli Emirati Arabi si scopre una nuova cultura, nuovi modi di vivere, nuovi ambienti».

E Amalia, come tanti coetanei, si aspettava un popolo chiuso, conservatore, pieno di regole e contraddizioni. «Pensavo addirittura di non poter andare in giro per le strade a maniche corte, ma in realtà è un Paese occidentalizzato, molto aperto e pieno di persone che vengono da tutte le parti del mondo, proiettato al futuro. Mi ha colpito soprattutto il fatto che nonostante la ricchezza degli Emirati sia basata principalmente sul petrolio, è possibile vedere come si stiano indirizzando verso energie più pulite, un grande segno di civiltà».

«Ho potuto visitare Dubai in modo più approfondito rispetto ad Abu Dhabi – aggiunge parlando dell’aspetto turistico del progetto – dove sono stata impegnata maggiormente nei lavori di simulazione e durante la conferenza. Ho avuto la sensazione che fosse più frenetica, mentre Dubai è più rilassata, si respira un clima più vacanziero. Sarà per le spiagge meravigliose o per i palazzi imponenti, per la modernità che ti circonda. Quello che mi è piaciuto di più è stato fare il bagno a mare a Dubai, perché ti trovi in una spiaggia circondata dai grattacieli con un mare super pulito. Tra l’altro c’è un basso tasso di criminalità che ci permetteva di lasciare le nostre cose senza preoccuparci che ce le rubassero. Anche la serata trascorsa nel deserto e il giro in jeep e sul cammello sono esperienze che non dimenticheremo».

Durante la conferenza di Abu Dhabi che si svolge nelle giornate di simulazione, in cui i ragazzi vestono i panni degli ambasciatori che lavorano alle Nazioni Unite, Amalia insieme a un altro ragazzo ha rappresentato la Germania nel Consiglio di sicurezza. «È stata un’esperienza altamente formativa perché mi sono trovata a parlare molto con gli altri ragazzi ed è stato interessante il fatto che la maggior parte della mia commissione era formata da ragazzi provenienti dagli Emirati, che all’inizio pensavamo fossero americani o europei. Ed è stato interessante confrontarci con loro e mettere a paragone ciò che impariamo noi nelle scuole italiane e ciò che invece imparano loro. Erano molto preparati sul funzionamento delle Nazioni Unite e su tutti gli aspetti legati al progetto, la qualità era davvero molto alta».

E anche gli interventi dei tanti ospiti presenti hanno arricchito ulteriormente il bagaglio culturale della giovane delegata. «Ci sono stati molti ospiti interessanti, da Giuseppe Ayala a Francesco De Gregori, ma in particolare ho apprezzato l’incontro che si è svolto al consolato di Dubai con la console italiana Valentina Setta, che è stato formativo e stimolante perché ci ha illustrato il suo ruolo come ambasciatrice negli Emirati». Un ruolo che forse un giorno ricoprirà anche Amalia, che dopo la scuola vuole studiare Scienze Politiche in ambito internazionale. «Il mio desiderio sarebbe quello di diventare ambasciatrice e rappresentare il mio Paese in giro per il mondo».

 

 

 

 

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«Io, ambasciatore dell’Arabia Saudita a 17 anni»

Nel 2017 ha partecipato a CWMUN New York, nel 2018 è volato negli Emirati Arabi per CWMUN Emirates, e oggi vuole condividere la sua esperienza con i coetanei in cerca della strada giusta da seguire per il proprio futuro. Salvatore Nicolosi, 17 anni, frequenta l’ultimo anno al liceo scientifico Concetto Marchesi di Mascalucia e parla del Change the World come di «un’esperienza altamente formativa».

«Quella negli Emirati Arabi lo è stata probabilmente anche più di quella negli Stati Uniti – chiarisce – perché ero già preparato e ho avuto modo di prendere parte più attivamente alle conferenze». Che si sono svolte durante i primi tre giorni negli Emirati nella New York University Campus ad Abu Dhabi.

«Rappresentavo l’Arabia Saudita, che in quel contesto era molto importante, tutti conoscevano il mio Paese e mi cercavano per le coalizioni. In questo senso sono stati fondamentali i corsi che ho frequentato prima della partenza, dove si affrontano gli argomenti che poi vengono trattati negli Emirati». Il tema principale era Climate Change, che i ragazzi hanno approfondito anche cercando notizie online. «Ci sono stati numerosi dibattiti e anche qualche scontro fra delegati, ma fa parte del gioco della simulazione. Durante le conferenze abbiamo conosciuto anche tanti nostri coetanei che vivono lì e con alcuni siamo ancora in contatto, tant’è che ho amici dell’Asia, della Cina e dell’America e magari andrò anche a trovarli».

Studenti con cui Salvo ha condiviso anche il tour turistico, prima di Abu Dhabi, dove il gruppo ha visitato la moschea e i grattacieli, poi di Dubai dove sono giunti percorrendo la famosa strada in mezzo al deserto. «Abbiamo visto il grattacielo più alto del mondo, la spiaggia di Palm Island dove sorge il lussuoso hotel a forma di vela, il mercato, il Dubai Mall, l’acquario, la piazza con le fontane d’acqua. Il mio momento preferito, però, è stato quello della cena nel deserto, che abbiamo raggiunto con delle auto speciali facendo quello che loro chiamano surf nel deserto, per ammirare il tramonto e assaggiare i piatti tipici».

È stato emozionante per Salvo e i giovani colleghi toccare la sabbia del deserto, correre in mezzo al nulla, vedere da vicino i cammelli e incontrare le persone del posto, che hanno tatuato i ragazzi con l’henné e hanno fatto assaggiare loro la carne, il pollo, le spezie e anche una sorta di raviolo all’italiana.

«Quando stai per entrare nel deserto vedi ancora i grattacieli che si affacciano, ma più ti addentri e più ti ritrovi solo, attorniato solo dal rosso del sole che si riflette nelle dune. Sei nella linea di confine tra il nuovo e il nulla, tra la tradizione e la modernità».

L’atmosfera che si respira negli Emirati, dice Salvo, è assolutamente diversa da quella a cui siamo abituati. «Non è come si pensa, che i Paesi Arabi essendo conservatori hanno una mentalità molto chiusa, anzi. In giro ci sono molti turisti e la popolazione è multinazionale, lì lavorano americani, cinesi e persone da tutto il mondo. Prima di partire immaginavo un popolo che vestiva allo stesso modo con abiti scuri e lunghi, invece la gente è molto varia. Gli uomini vestono di bianco, alcuni in determinate ore del giorno si rivolgono verso la mecca per pregare, mentre altri continuano a svolgere le loro mansioni. La gente è diversa, le culture sono diverse. Certo, sicuramente la religione è più sentita che da noi, per entrare in moschea c’erano regole molto rigide: niente foto, niente scarpe, niente urla e schiamazzi. Anche le foto fuori puoi farle accennando un sorriso, senza alzare le mani».

Se la consiglierebbe? Non ha dubbi Salvo, anzi, la rifarebbe immediatamente. «Per entrare in Associazione Diplomatici e vivere al meglio le proprie esperienze di vita, Emirates e New York sono progetti da fare». Se dovesse scegliere in quale dei due posti vivere, però, Salvo non esiterebbe a scegliere New York. «Amo New York e la sua modernità, anche se in ambito lavorativo entrambe offrono le stesse opportunità. Perché il lavoro c’è, ci sono grandi aziende che assumono e se hai le competenze e la voglia puoi trovare la tua strada».

La sua, presumibilmente, sarà in campo economico. «L’anno prossimo mi iscriverò in Economia a Milano, poi sicuramente andrò fuori». E torna sempre l’idea dell’America, di cui ama la gente e la frenesia. «Tutti corrono e non sai perché, ma ti viene la voglia di correre con loro ed essere assorbito dal flusso».

«CWMUN Emirates mi ha fatto innamorare degli Emirati Arabi»

CWMUN New York e CWMUN Emirates sono due dei progetti principali che Associazione Diplomatici ogni anno propone agli studenti di tutto il mondo, con l’obiettivo di formare una nuova generazione più consapevole e internazionale.

Damiano Di Giovanni, studente diciassettenne del liceo Galileo Galilei di Catania, ha partecipato nel 2018 a entrambe le esperienze, arricchendo sotto molteplici punti di vista il suo bagaglio culturale e umano.

«Sono ripartito dopo il primo viaggio per riprovare l’esperienza dell’assemblea in un ambiente nuovo, stimolante e competitivo, in cui si può crescere molto – racconta Damiano, che a New York ha vinto il premio per il best position paper. Il timore più grande era quello di affrontare dei public speaking di fronte a tante persone – aggiunge – La prima volta non avendo avuto nessuna esperienza è stato complicato, ma poi prendendo la giusta confidenza con se stessi e con gli altri si acquisisce la giusta padronanza».

«Ho imparato a entrare in contatto con persone di altre nazionalità e ho avuto la possibilità di esercitarmi con la lingua e di migliorare il mio inglese, che oggi è assolutamente necessario per lavorare in tutto il mondo – dice lo studente. Ma anche fare ricerche sugli altri Paesi, entrare in contatto con le principali tematiche di geopolitica, conoscere culture da tutto il mondo».

Futuro medico, conclusi gli studi Damiano si stabilirebbe a Dubai senza pensarci due volte. «La sceglierei per il clima più esotico e per la sua modernità, oltre per il fatto che offre nuove opportunità, forse anche più dell’America». E se a New York a emozionarlo in modo particolare è stata la cerimonia di apertura, quando ha parlato l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton – che tornerà quest’anno come guest of honour -, a Emirates è stata la gita nel deserto l’esperienza che non dimenticherà mai, visto che, dice, «non capita tutti i giorni».

«La cultura negli Emirati è differente. La globalizzazione ha reso New York una città più simile ai Paesi europei, mentre gli Emirati Arabi sono diversi per quando riguarda gli usi, i costumi, il cibo, la concezione delle persone. E mi ha fatto piacere conoscere e rapportarmi con la loro cultura».

Tra New York e gli Emirati Arabi, l’esperienza di Maria Stella a CWMUN

«L’aspetto più emozionante di CWMUN New York è stata la sede in cui si è svolta la conferenza, il palazzo dell’ONU, ma il progetto che mi è rimasto nel cuore è stato quello negli Emirati Arabi, soprattutto per i temi che abbiamo trattato durante le giornate di lavori – il clima e il turismo ecosostenibile – che sento molto vicini».

Maria Stella Spampinato, 17 anni, è una delegata che ha partecipato ai Change the World che si sono svolti nel 2018 a New York e negli Emirati Arabi. «Essendo la prima volta che partecipavo, da New York non sapevo bene cosa aspettarmi. Ma tutti i dubbi sono stati chiariti prima ancora della partenza grazie alle lezioni che ci hanno dato a Catania, che ci hanno preparato adeguatamente su tutti gli aspetti del progetto. E ho scelto di ripartire dopo qualche mese perché trovavo interessante e stimolante il progetto negli Emirati, e così è stato. Senza precluderci, tra l’altro, un lato più ludico, quello legato al turismo, che ci ha fatto passare momenti indimenticabili insieme».

Niente viaggi, bandiere e Paesi stranieri nel futuro di Maria Stella, che da grande sogna di diventare chirurgo. «Non c’entra con questo ambito, ma queste esperienze sono state altamente formative per me e hanno arricchito tanto il mio bagaglio culturale».

È una voce fuori dal coro Maria Stella, che tra le due location sceglierebbe di trasferirsi proprio negli Emirati. «È un mondo nuovo, potremmo definirlo “la nuova America”, e mi piacerebbe vivere lì, dove ho imparato a relazionarmi con persone provenienti da una cultura totalmente differente dalla mia e a superare la paura di parlare a un vasto pubblico, specialmente in inglese».

Del progetto di New York resterà indimenticabile il momento del primo speech, mentre a Dubai la gita nel deserto, che ha permesso ai ragazzi di rapportarsi da vicino con le persone del posto. «A proposito di questo sono ancora in contatto con un ragazzo di Dubai che partecipava al progetto e che era nella mia delegazione. Una persona che mi ha fatto scoprire una cultura che mi era completamente estranea. E che non è quella islamica che ci possiamo aspettare, perché stiamo parlando di una grande città dove troviamo una mescolanza di popoli occidentali e orientali e dove forse, un giorno, ci sarò anch’io».